Corriere della Sera, 25 agosto 1999, pagina 13
I tedeschi a scuola di risata
Secondo uno studio è il popolo che si diverte di meno in Europa. I tedeschi a scuola di risata. La Germania prende sul serio l'ironia e apre i «club dell'allegria». Lezioni gratis in un'ex chiesa di Wiesbaden, 600 mila lire un weekend di humour in hotel.

Dal nostro corrispondente Berlino
L'appuntamento telefonico era alle 16. Ma all'ora stabilita, da una segreteria telefonica si era levata solo un'interminabile risata. La mattina dopo, a Wiesbaden il signor Michael Berger non c'era. «Ah, ah, ah - aveva risposto la segreteria del Club Arlequin - è andato a Francoforte. Ah, ah, ah, deve averlo dimenticato. Però se vuole può chiamarlo li». «Berger? Ah, ah, ah, non c'e», era stata la reazione al primo tentativo. Al quinto, finalmente, la ricerca era finita: «Qui Michael Berger, ah, ah ah, oh, oh, oh» e via sghignazzando per un buon paio di minuti. Non è un tedesco tipico, Herr Berger. Secondo una ricerca della University of California at Berkeley, i suoi connazionali sono il popolo che ride meno in Europa. Appena 6 minuti in media al giorno, contro i 19 di noi italiani e i 18 dei francesi, i quali confermano cosìil detto americano che li definisce «degli italiani un pò più tristi». Anche i compassati britannici, capaci di un discreto quarto d'ora d'ilarità quotidiana, surclassano i teutonici nella battaglia dell'allegria. Michael Berger, invece, ride a crepapelle. Anzi, potremmo dire che ride sul serio. Al punto da aver pensato, almeno in questo buon tedesco, di educare i suoi connazionali all'arte della risata. Aperto nel dicembre scorso a Wiesbaden, il suo Arlequin Club ha fatto tendenza in tutti i sedici Lander federali. Frequentati da centinaia di persone, i «Lach Clubs» in Germania sono già 22, ma potrebbero diventare il doppio entro qualche mese. «I tedeschi - spiega Berger - si lamentano sempre, sono troppo seri, non hanno senso di humour. Non hanno tempo». Eppure, secondo lui, non è stato sempre così. Senza dover risalire a qualche secolo addietro, quando in Germania nelle Chiese era d'uso l'«Osterlachen», la risata di Pasqua che coinvolgeva tutti i fedeli, poi proibita dalla gerarchia, Berger sostiene che ancora negli anni Cinquanta «i tedeschi ridevano tre volte di più di quanto non facciano adesso».

Nella chiesa sconsacrata di Wiesbaden che ospita l'Arlequin, una quarantina di persone, dai 10 agli 80 anni, si incontrano una volta la settimana. I primi venti minuti sono dedicati a una ben precisa successione di esercizi. Per esempio, il primo è sempre quello di formare un cerchio, applaudire e urlare a squarciagola: «Oh, oh, oh. Ah, ah, ah». Un altro numero molto popolare è il balzo del leone, nel quale ognuno cerca di saltare addosso al proprio vicino ruggendo. La risata è garantita: «C'è qualche timidezza all'inizio, ma poi il contagio è collettivo e tutti si rilassano», dice Michael Berger. L'Arlequin è gratuito. Berger vi investe i soldi che guadagna dalla sua attività di inventore di «regali buffi». Ma altri club del network si fanno pagare profumatamente. Ogni mese, in un albergo di Monaco di Baviera, il signor Mathias Poehm chiede 590 marchi a persona per un giorno di corso intensivo d'ironia. Esordio tipico di Poehm: «Il governo tedesco ha deciso che ogni famiglia deve consumare 20 grammi di hashish alla settimana. Qualcuno di voi sa suggerirmi una domanda ironica per il portavoce del cancelliere Schroder? Per esempio, perchè solo 20 grammi?». I clienti ridono e fioccano. La stessa scienza a difendere il valore terapeutico di una gran bella risata: «Rafforza il sistema immunitario, migliora la respirazione e irrobustisce il cuore», spiega lo psicologo Michael Titze. Alla comicoterapia, per esempio, accennava qualche giorno Dario Fo proprio sul Corriere della Sera. Certo, forse bisognerebbe affrontare il tema un pò meno seriamente di quanto preveda il rigido cerimoniale dei «Lach Clubs». Ma siamo pur sempre in Germania e se vogliamo ridere, meglio farlo con organizzazione.